I dieci comandamenti del bullismo
Provo a metterla sul ridere, anche se, di questi tempi, ci sarebbe da piangere…Per quello che ne so io, per esperienza diretta, non perché io sia una vittima o un aggressore, ma più “semplicemente” perché sono un insegnante, quotidianamente in campo, non c’è bullo o bulla che si rispetti che non abbia il suo codice comportamentale, ovvero una tavola dei dieci comandamenti.
Primo, “NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI ME” ed il bullo in un delirio di autoaffermazione non vede che sé stesso, si sente il centro dell’universo, soddisfa sempre e solo la sua ossessione d’imporsi e pretende che gli altri lo riconoscano un dio in base ad un’escalation di angherie o di violenze perpetrate su una vittima.
Secondo,” NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO”. Sono solo i complici del bullo che lo possono nominare, anzi l’apostrofano con lo pseudonimo che lui ha scelto, sui social’ quando si scatena nel cyberbullismo, si nasconde dietro un nikcname per non essere riconosciuto. E se qualcuno lo nomina con il suo vero nome, è perché è una spia che vuole incastrarlo.
Terzo,” RICORDATI DI SANTIFICARE LE FESTE”. E qui, ogni intervallo, ogni cambio d’ insegnante o di aula è una festa, perché sono le situazioni non codificate, nei bagni o nella palestra quelle in cui si scatena la festa, ovvero la cerimonia della violenza fisica o verbale.
Quarto,” ONORA IL PADRE E LA MADRE”. La violenza nasce dentro casa, spesso tra le pareti domestiche il bullo impara la prevaricazione, vive la catena dell’aggressività e la mancanza di rispetto. Fuori casa, a scuola, che è una palestra di vita, il bullo onora nel vero senso della parola, il codice comportamentale genitoriale. Del resto, basta pensare alle aggressioni perpetrate dagli stessi genitori di alunni problematici nei confronti dei loro insegnanti, per non avere dubbi.
Quinto,” NON UCCIDERE” almeno fosse preso alla lettera, cioè non torturare fino allo sfinimento la vittima, che, nei casi estremi arriva lei stessa ad uccidersi!!! Il bullo non uccide la propria identità distorta, non rinnega sé stesso, perché vorrebbe dire morire, e lui vuole vivere. Eccome! Vuole vivere, seppur nella violenza. Perché per lui la violenza è vita.
Sesto, “NON COMMETTERE ATTI IMPURI”. La violenza di un bullo è spesso a sfondo sessuale, la sua compulsione ad aggredire l’altro sfiora il sadismo, la vittima è per lui un corpo su cui esercitare uno sfogo a dir poco ormonale. Ma in tutto questo il bullo non vede un atto impuro, ancor meno una perversione psichiatrica, solo un gioco di violenza da amplificare poi con i filmati sparati in rete.
Settimo, ”NON RUBARE”, infatti il bullo non ruba la merenda del compagno, la pretende. Non ruba il materiale scolastico del vicino, se ne appropria. Fino a che, quando sparirà il cappellino firmato o il cellulare appoggiato, è perché il bullo ne ha sempre uno uguale…
Ottavo,” NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA”. Il bullo è un tale manipolatore della realtà che nega l’evidenza dei fatti. Il bullo vive in un mondo parallelo dove la menzogna è la verità, dove la bugia è una tale consuetudine, che la falsa testimonianza è dire il vero.
Nono,” NON DESIDERARE LA DONNA D’ALTRI “. Infatti, il bullo, la donna di un altro, mica la desidera, se la prende, tanto è un oggetto da consumare, non un soggetto d’amare.
- E per ultimo, “NON DESIDERARE LA ROBA D’ALTRI”. Ma per questo si rimanda al primo comandamento, gli altri non esistono, men che meno la loro roba!!!
Articolo di Antonella Ferrari, scopri altri contenuti Betapress.
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